Il ruolo del pianeta rosso nelle dinamiche zodiacali
di Vincenzo Pacelli
Fra tutti i pianeti del Sistema Solare, Marte ha il privilegio di esser collocato nei primi dieci gradi del primo segno zodiacale, seguìto nientemeno che dall’esaltazione del Sole. Per chi conosce lo schema dei domicili e delle esaltazioni questa affermazione sembrerà banale, ma a pensarci bene non è cosa da poco per un pianetino roccioso di dimensioni inferiori a quelle della Terra, trovarsi all’inizio dello Zodiaco, sul grado 0 che dà l’avvio a tutto il ciclo stagionale.
Astronomicamente Marte non ha caratteristiche così rilevanti, come potrebbe essere Giove, che da pianeta supera tutti in quanto a dimensioni, o Saturno con i suoi anelli, oppure Venere che ha massa pari a quella del pianeta Terra e nella volta celeste è l’astro più luminoso. Il pianeta rosso ha come unica peculiarità identificativa per l’appunto il suo colore, in quanto è l’unico ad apparire all’osservazione a occhio nudo, di un tono leggermente ambrato, mentre tutti gli altri sono di una tinta più vicina al bianco. Dal punto di vista puramente astronomico ci si potrebbe chiedere come mai sia collocato all’inizio dei domicili zodiacali un pianeta… così insignificante. Ritengo che la risposta sia piuttosto lampante per chi conosca la teoria morpurghiana: lo schema zodiacale contiene informazioni che vanno al di là della semplice astronomia. Quello che per gli astronomi è solo una sfera di una certa massa orbitante a una certa distanza dalla stella centrale, per lo Zodiaco è un elemento facente parte di una sequenza numerica, che in armonia con altri undici, rispetta delle collocazioni impostate secondo una logica geometrica, che genera uno schema in cui l’aspetto astronomico è soltanto una delle letture.
Se Marte ha il suo domicilio primario in Ariete, non è perché a qualcuno, dove e quando non sappiamo, “facesse piacere” che fosse lì, o perché lì “ci stava meglio” che in altri segni. No, il codice zodiacale ci mostra che quel domicilio è lì perché Marte è il numero 9 della sequenza planetaria, che partendo da Sole-1 in Leone ed arrivando a Luna-12 in Cancro, fa sì che il dio della guerra trovi posto nel segno dell’Ariete e non in un altro. Con dinamica simmetrica si va a collocare nel suo domicilio base in Scorpione , esattamente speculare a quello in Ariete rispetto all’asse, appunto, dei domicili. Attraverso la stessa logica, il numero 4 della sequenza planetaria, Plutone, prende posto negli stessi due segni di Marte, ma con i domicili invertiti, e diviene schematicamente il pianeta parallelo con cui Marte spartisce caratteristiche e funzioni analoghe.
Marte e Plutone condividono in Ariete e Scorpione le esaltazioni A, rispettivamente di Sole e Mercurio, e le esaltazioni B, rispettivamente di Y e Sole. Troviamo quindi coinvolti in due segni ben cinque pianeti maschili (Marte e Plutone nei domicili, Sole, Mercurio e Y nelle esaltazioni) su un totale di sei, unico escluso Urano.
Con un salto di 60°, dal domicilio base di Marte in Scorpione arriviamo alle sue esaltazioni, che si trovano nei gradi centrali del Capricorno per lo Zodiaco A, e della Vergine per lo Zodiaco B. In Capricorno Marte va a collocarsi fra Urano e Saturno, vale a dire vicino all’unico pianeta di area maschile che non era contemplato nei cinque presenti nei segni dei suoi domicili, e al suo parallelo, pianeta opposto dell’astro che si esalta nel domicilio primario arietino; si affianca inoltre all’esaltazione B di Giove. In Vergine invece Marte si ritrova fra i domicili di Y e Mercurio, cioè i due pianeti le cui esaltazioni affiancano il Sole in Ariete e Scorpione, e in compresenza di nuovo con Urano, che in Vergine ha l’esaltazione A.
Cosa si evidenzia da tutte queste relazioni e compresenze? Si evidenziano dei dettagli molto interessanti per comprendere la natura di Marte. Prendendo in esame i pianeti maschili, affini a Marte, si osserva che quest’ultimo condivide due sedi con ognuno di essi. In Ariete e Scorpione è con Plutone, nelle stesse due sedi è con il Sole; in Scorpione e Vergine è con Mercurio; in Ariete e Vergine è con Y; in Capricorno e Vergine è con Urano. Risulta evidente, fra tutte queste coppie, un’unica tripletta, composta da Marte insieme a Sole e Plutone, senza alcun dubbio i corpi celesti con cui ha maggiore affinità. A seguire abbiamo la coppia Mercurio-Y con la quale condivide nel complesso tre delle sue sedi (i due domicili e l’esaltazione B) e per finire Urano, che incontra soltanto nei gradi delle due esaltazioni.
Prendendo invece in esame i pianeti femminili in relazione a Marte (fatta eccezione per il suo opposto Venere e per il relativo parallelo X, le cui sedi sono necessariamente schematicamente sempre collocate in segni opposti a Marte (e Plutone) e quindi non possono essere mai in compresenza), lo troviamo insieme a Saturno e Giove in Capricorno, mentre non si incontra mai con Nettuno e con la Luna. Ecco quindi che fra i sei pianeti femminili questi ultimi due sono ciò che di più distante si possa immaginare per Marte, non avendo con esso neppure un rapporto di opposizione dialettica, come lo hanno Venere e X. Troviamo conferma di questo in molte affermazioni di Lisa Morpurgo, specie quando illustra gli aspetti fra Marte e questi due pianeti, descritti sempre come estremamente problematici proprio in virtù della loro natura non affine[1].
Nettuno e Luna li troviamo insieme in Pesci, segno attiguo all’Ariete. Due segni vicinissimi eppure enormemente distanti, separati da quel grado 0 che stabilisce nell’omogeneità del cerchio zodiacale un punto di separazione: una fine e un inizio. Nel segno di Nettuno e della Luna c’è l’abisso che incombe, la fuga verso un infinito sconosciuto, il grembo umido e buio pieno di vita, il sottosuolo che ha ospitato quel seme (Bilancia) che dopo essere stato sepolto (Scorpione) ha germinato (Sagittario), si è strutturato (Capricorno), ha messo radici, si è trasformato (Aquario) ed è ormai nell’ultima fase della sua vita sotterranea (Pesci), pronto per divenire germoglio (Ariete), ma non sa ancora cosa lo attende al di là di quel limite che è il suolo. Nel segno di Marte e del Sole c’è l’esplosione nella luce, l’entrata in scena nel mondo visibile, il suolo che è stato lacerato con violenza dal germoglio, il grembo che è stato aperto dal neonato, l’inizio manifesto di una nuova vita.
L’Ariete è il numero 1. L’Ariete è il primo segno della sequenza e con questo vanto inizia dall’equinozio di Primavera, nell’avvio fisiologico e naturale del ciclo stagionale annuale. Lo schema zodiacale vi colloca l’esaltazione del Sole, numero 1 della sequenza planetaria, che ha domicilio in Leone, nel periodo dell’anno di maggior calore. Ad affiancare il Sole in Ariete, come abbiamo visto, ci sono Marte e Plutone. La grande stella è accompagnata da un pianeta roccioso di dimensioni medio piccole e da un pianeta nano. Ma come evidenziato poco fa, quelli che astronomicamente sono valori puramente quantitativi, nel codice zodiacale assumono accezioni enormemente più complesse. Marte in Ariete è indispensabile al Sole per conferire al segno quella dose di violenza e di baldanza tipica del periodo stagionale e delle caratteristiche psicologiche che per analogia ne derivano. Ne abbiamo conferma nella corrispondenza anatomica di questo segno: la calotta cranica.
L’estremità superiore del corpo è associata all’Ariete e alla nascita, in quanto con essa il neonato dall’interno dell’utero materno spinge per poter venir fuori, così come il germoglio dal sottosuolo. Oltre a contenere e proteggere il cervello (Pesci)[2] o ad ospitare la chioma dei capelli (Toro), questa parte del corpo non sembra avere altre funzioni se non quella di permettere al neonato di farsi strada all’atto della nascita o di offrirsi come arma impropria per impeti di ira grossolana, del tipo battere la testa contro un muro, darsi pugni in testa, oppure dare una testata a qualcuno, atto quest’ultimo che ricorda prove di forza più caratteristiche di alcune specie animali che non degli esseri umani, messe in atto soprattutto in lotte rituali finalizzate a definire le gerarchie del gruppo e conseguentemente a consentire l’accoppiamento a colui che avrà dimostrato di essere… il primo. Ecco quindi espresso il nostro Marte in tutta la sua essenza arietina. Non a caso ariete è anche il nome di una famosa ed antica arma da assedio che veniva usata per sfondare le porte d’accesso di fortezze e castelli, la cui forma e modalità di utilizzo solo perfettamente in linea con le simbologie di Marte, dell’Ariete e degli assi I-VII e II-VIII[3]. Sempre sulla testa vanno l’elmo, sorta di calotta cranica aggiuntiva, per proteggere la testa nelle battaglie (Marte) o per nascondersi (Plutone), oppure la corona, che identifica in chi la indossa il sovrano (Sole), di nuovo… il numero Uno. Per quanto riguarda la capigliatura, attributo taurino posto sulla calotta-Ariete, le varie acconciature sono coerentemente più legate al mondo femminile (X-Giove-Venere) mentre Marte, per logica oppositiva, per i suoi affini preferisce la testa rasata a zero (era questa la prassi fra i militari) o al limite con una striscia centrale, a mo’ di cresta alla moicana, originariamente prerogativa di guerrieri precolombiani, caratterizzata dal rasare entrambi i lati della testa lasciando soltanto una striscia centrale su cui venivano spalmate resine o oli vegetali (Venere) allo scopo di mantenere i capelli dritti e rigidi (Marte). Il risultato di questa acconciatura d’oltreoceano è singolarmente molto simile alla cresta presente sull’elmo dei centurioni romani, il cui scopo reale, bellico più che di abbellimento, era quello di aumentarne l’altezza. In sostanza, l’intervento di Marte sulla capigliatura è sostanzialmente quello di eliminarla oppure stravolgerla nella sua natura estetica (come vorrebbero Venere e Giove) a favore di una meramente fallica e di potere (Marte e Sole). Creste sugli elmi o direttamente sulla testa, di ogni forma e dimensioni, si possono trovare in diverse culture ed epoche, prova che a Marte non è mai mancata e mai mancherà la smania di… alzare la testa.
Passiamo ora al domicilio base di Marte: lo Scorpione. In questo segno, cosignificante della casa ottava, quella della morte e delle eredità, hanno il domicilio primario Plutone e l’esaltazione Mercurio. Il pianeta rosso è molto ridimensionato in questo segno umido e autunnale. L’aggressività e l’irruenza lasciano il posto alla curiosità e all’arguzia, il ruolo di Marte è piuttosto di supporto, la sua energia è come imbrigliata e cova nell’ombra, con lo scopo di assicurare una sopravvivenza in attesa di tempi migliori. Nelle corrispondenze anatomiche troviamo quelle parti basse che siamo soliti non mostrare e quelle ghiandole a secrezione esterna il cui odore cerchiamo di coprire. Ma tutti noi sappiamo che in quelle parti basse e in quelle ghiandole si celano anche gli organi fondamentali per l’accoppiamento e la riproduzione. Come il seme della pianta viene sepolto nella terra, così il seme umano viene accolto nei testicoli. Plutone infatti è associato a queste gonadi produttrici del seme maschile di cui l’organo associato a Marte è il canale di uscita. Risulta quindi chiara la presenza basilare di Marte in questo segno, una presenza calcolata e a lunga scadenza, come braci roventi sotto la cenere. Ma la fase autunnale deve fare il suo corso, perché tutta la grandezza e la prestanza di cui il membro-Marte fa sfoggio nell’esuberanza della sua primavera arietina, sarebbero completamente inutili e sterili se l’autunnale e umido Plutone non custodisse nell’oscurità scorpionica dei testicoli quella moltitudine di spermatozoi destinati a sacrificarsi, in un esplosivo istante marziano, per permettere ad uno e uno solo di giungere a fecondare l’ovulo.
In dialettica con l’assimilazione, propria del Toro-Casa II, nello Scorpione troviamo ogni forma di espulsione. In Toro abbiamo il naso che attraverso l’olfatto ci fa annusare, la lingua con le papille per gustare, gli occhi che facendo entrare la luce ci permettono di vedere, la bocca che con l’ingestione del cibo ci consente di nutrirci. In Scorpione troviamo le ghiandole che secernendo sostanze producono odori, gli organi che espellono gli escrementi solidi e liquidi, e per i maschi a questi si aggiunge il liquido seminale, che viene espulso sì, ma per uno scopo utile alla prosecuzione della specie. E’ da sottolineare come nel mondo animale, e quindi anche fra i nostri progenitori, diverse di queste funzioni proprie dello Scorpione sono finalizzate a comunicare (Mercurio) informazioni utili all’accoppiamento e alla gestione del territorio (dialettica con Toro e Casa II), come gli odori prodotti dalle ghiandole femminili nei periodi di estro, oppure le urine lasciate dai maschi per segnare la propria zona d’azione. In sintesi, Marte in Scorpione, è un po’ nascosto, assecondando la natura del segno, ma non perde affatto la sua mascolinità primaria e assiste alla preparazione dei suoi soldati in attesa che il campo di battaglia sia pronto ad accoglierli.
L’esaltazione di Marte è in Capricorno, cosignificante della casa X: il successo, gli obiettivi raggiunti, le capacità di autonomia. Occorre notare subito due peculiarità singolari di Marte in questa sua sede: si trova a 90° dal suo domicilio primario, quindi in aspetto negativo, ed è in compagnia di Saturno, pianeta femminile e opposto dialettico del Sole, astro con cui Marte condivide il domicilio. Verrebbe da dire che si sia scelto un posto per esaltarsi che non è proprio il massimo dell’accoglienza. In realtà Marte in questa sede mette a disposizione tutta la sua energia nel momento del massimo bisogno, il rigido inverno, coadiuvato dalle capacità selettive e razionali di Saturno ed in aspetto disarmonico con il Sole che sarà poi il suo alleato primaverile. Il Capricorno inizia con il solstizio d’Inverno, il giorno con la minore durata di luce, ma da qui le giornate iniziano ad allungarsi, verso quell’equinozio di primavera in cui il Sole vincerà su Saturno. Mentre il Sole è al suo minimo stagionale, Marte qui è un fuoco acceso in mezzo al ghiaccio, la sua presenza è indispensabile per mantenere in vita quel germoglio sotterraneo che ha già completato parte del suo sviluppo, ma che in questa fase è immobile, in attesa che le temperature tornino a innalzarsi. Le principali virtù del pianeta rosso ora sono l’autodifesa e la tenacia, coadiuvato da Saturno e Urano. Questi aspetti di rigidità e allo stesso tempo di vigore dell’inverno capricornino sono magistralmente esposti nella sua corrispondenza anatomica: la colonna vertebrale. Questa struttura del nostro corpo, posta dorsalmente lungo tutto il tronco, costituisce la colonna portante dell’organismo intero e qui Marte torna a farsi sentire, specie nel gergo militaresco (avere la schiena dritta) oppure in termini di orgoglio (avere spina dorsale) o per apostrofare chi manca di energia (essere senza midollo).
Opposta al molle e indifeso ventre-Cancro, la schiena-Capricorno è solida e ben corazzata, come una testuggine, con le fasce muscolari che la proteggono e con la sequenza delle vertebre che si svolge dal coccige-Scorpione[4] fino su alla calotta cranica-Ariete. Le tre sedi di Marte, che nello Zodiaco appaiono isolate, nello scheletro sono perfettamente agganciate l’una all’altra, dalla testa alla coda, grazie alla spina dorsale. Occorre ricordare che questa parte del corpo ha un ruolo essenziale nello svolgimento di quella peculiarità della nostra specie che è la stazione eretta: nei quadrupedi il ruolo della colonna vertebrale è sì importante, ma imparagonabile a quello che ha assunto nel momento in cui il più antico primate ha modificato la sua postura per divenire bipede. La sede zodiacale di Saturno, Marte e Urano non poteva fare a meno di ruotare e innalzare la colonna vertebrale, sollevando così la testa (Ariete) e ottenendo in un sol colpo due risultati: il miglioramento della visione (Toro) e la liberazione degli arti anteriori, facendoli divenire di fatto arti superiori, che arricchiti del pollice opponibile (Vergine) e abbandonando la funzione di locomozione hanno potuto adempiere a scopi più evoluti. Lo schema zodiacale evidenzia magnificamente questa rivoluzione evolutiva nel salto esaltatorio di Urano dal Capricorno (colonna vertebrale) alla Vergine (mano), segno in cui è di nuovo in compagnia di Marte, a sottolineare questa ricorrente compresenza, tipica della nostra specie, di tecnica e aggressività. Al terzo vertice del trigono di Terra troviamo invece il più delicato Toro (vista) che partecipa allo scatto evolutivo, in armonia con le altre due sedi, per mezzo della visione stereoscopica. Per inciso, Urano è presente anche in Gemelli, esaltato in trasparenza, a ricordarci che anche le braccia hanno un ruolo nell’evoluzione tecnologica dell’Homo Sapiens in quanto l’efficienza delle mani (Urano) dipende inevitabilmente anche dalla loro mobilità (Mercurio), creatività (Plutone) e coordinazione (Y).
Per completare il quadro rimane l’esaltazione B di Marte in Vergine. Questo segno, cosignificante della casa VI (il lavoro, il quotidiano, la routine, etc…) termina con l’equinozio d’autunno, in esatta opposizione a quel grado 0 da cui tutto il nostro discorso è iniziato, ma facciamo attenzione, è soltanto un grado: il segno della Vergine non è certo opposto all’Ariete. La fase stagionale è quella della conservazione del raccolto. Si tratta di una fase di parziale immobilità, dominata dal domicilio primario di Y, di aridità e di calcolo, finalizzati a mantenere quello che i mesi precedenti hanno generato. Mentre tutte le altre fasi stagionali potrebbero svolgersi e di fatto si svolgono in via del tutto naturale, compresa la semina, questo è un momento in cui l’intervento umano sembra essere fondamentale, o meglio, può inserirsi nel ciclo naturale per appropriarsi dei frutti e dei semi, per conservare e cibarsi dei primi, per selezionare e seminare nuovamente i secondi. Risulta quindi implicito l’atto di violenza di Marte B, a coadiuvare la tecnica di Urano, togliendo alla Natura (Luna) i suoi frutti nutrienti (Venere B) ed i suoi semi, in una logica puramente utilitaristica. Il parallelo anatomico con l’intestino tenue e crasso è lampante: un lungo tubo aggrovigliato dove, come in una catena di (s)montaggio, avviene la scomposizione chimica degli alimenti. Questi, che sono entrati (nati) attraverso la bocca (Toro), e sono stati digeriti (maturati) nello stomaco (Cancro), vengono qui spezzettati nei loro componenti fondamentali per poter essere assimilati, conservati e utilizzati (Vergine) dall’organismo, facendo passare oltre solo gli scarti che verranno espulsi dall’ano (Scorpione).
Altra corrispondenza del segno sono le mani, emblema del riscatto dell’uomo dalla sua natura puramente animale. Grazie al pollice opponibile è stata possibile la nostra evoluzione e la nostra rivoluzione tecnologica, ma dietro all’esaltazione A di Urano, Marte B ci ricorda che questa tecnica non è disgiunta da una forma di violenza: è infatti inevitabile che l’intervento umano attivo sul preesistente e quindi sulla Natura (Luna) attui una rottura generando quell’artificiale che porta con sè numerose conseguenze, positive e negative, sull’esterno. Le stesse mani, artefici di un’infinità di manufatti, sono da sempre anche un’arma di offesa e di difesa e grazie alla sua abilità l’uomo, fin dalla sua comparsa sulla Terra, ha realizzato con le mani anche le armi, per uccidere, oltre agli animali di cui cibarsi, anche i suoi simili, per sottomettere e conquistare, per soddisfare la sua fame di violenza e di morte. Con i soli Y, Urano e Mercurio, senza l’esaltazione B di Marte, sarebbe veramente difficile avere questo quadro della situazione. Parlando della casa VI, non si deve inoltre dimenticare cosa è stata (ed in alcuni casi è ancora) la schiavitù o cosa sono altre manifestazioni, più o meno croniche e diffuse, dello sfruttamento e della violenza, fisica o psicologica, operata nei luoghi di lavoro o per scopi di produzione, in modo piuttosto ricorrente e sistematico, spesso a discapito di donne o minori (Luna e Venere B in opposizione).
Infine, la presenza delle unghie sarebbe inspiegabile senza l’esaltazione B di Marte in Vergine. Poste all’estremità delle dita, sono nient’altro che il ricordo di antichi artigli, vere e proprie armi messeci in dotazione dalla natura. Oggi hanno perso il loro scopo e oltre a tagliarle regolarmente e curarle, possiamo anche abbellirle, colorandole e decorandole con smalti, mascherando così completamente la loro originaria funzione (Venere opposta), ma anche esaltandola simbolicamente, quando il colore usato magari è un rosso scarlatto. Inoltre non è mai escluso che in un momento di rabbia, o per difesa, si possano usare per graffiare, tornando così di nuovo ad esaltare il nostro Marte, che sappiamo esser lì, nella sua trasparenza, grazie a uno schema meraviglioso riscoperto e regalatoci da Lisa Morpurgo, a dimostrazione che questa teoria non è “una fra le tante astrologie”, ma è un complesso organizzato e ben strutturato di informazioni che non smette mai di svelarci l’infinita ricchezza nascosta nel Codice Zodiacale.
Vincenzo Pacelli
Relazione presentata al Seminario di Astrologia Morpurghiana “Insidie e ardori di Marte”, organizzato dall’ass.ne La Nave dei Feaci http://lnx.astrologiamorpurghiana.it
Milano, 23 settembre 2017
[1] Lisa Morpurgo. Introduzione all’astrologia. Longanesi, 1982. Pag. 238 e seguenti; pag. 273 e seguenti.
[2] Nell’articolo Anatomia zodiacale (Eco dei Feaci, 2009, n. 1) espongo la mia ipotesi secondo cui il segno dei Pesci potrebbe ospitare la corrispondenza anatomica del cervello, in particolare con il midollo allungato.
[3] L’ariete è documentato fin dal IX secolo a.C., usato dagli Assiri e poi esportato in occidente, fu utilizzato dagli Spartani nel 427 a.C. durante l’assedio di Platea. Era costituito da una grossa trave di legno con un’estremità rinforzata da una calotta in metallo, spesso fatta a forma di testa d’ariete. La similitudine con l’organo genitale maschile è piuttosto evidente, il metallo sulla testa evidenzia ancora la presenza di Marte. L’ariete, sorretto dai soldati, veniva ripetutamente e ritmicamente fatto cozzare contro il bersaglio da sfondare, in una dinamica che ricorda molto da vicino quella dell’atto sessuale, dove Marte ha sempre un ruolo importante, fino a quando la porta non si lacerava e i soldati entravano nella città nemica, conquistandola e depredandola. Non credo ci sia bisogno di notevoli spiegazioni per ravvisare tutta la simbologia di Marte, la dialettica Ariete-Bilancia e degli assi I-VII e II-VIII.
[4] Nell’articolo Anatomia zodiacale (Eco dei Feaci, 2009, n. 1) espongo la mia ipotesi secondo la quale il coccige, non avente, come la colonna vertebrale, ruolo di sostegno, ma essendo solamente il residuo di una struttura anatomica nell’uomo atrofizzata, la coda, non è da considerarsi come parte delle corrispondenze anatomiche del Capricorno, ma va collocato in Scorpione.