Ricerca astrologica sulla nascita della fotografia e sui Temi Natali di 105 fotografi famosi   

di Franca Mazzei e Francesco Astore

E’ senza dubbio lo specchio la prima e più rudimentale esperienza di fissazione temporanea dell’immagine: lo si otteneva già in epoca minoico-micenea verniciando la faccia posteriore di una lastra di vetro con un amalgama d’argento. Sappiamo che l’argento è un metallo collegato alla Luna, così come lunare è anche il primo specchio naturale (l’acqua dolce in cui si rifletteva l’immagine di Narciso), e come vedremo sarà proprio il Luminare femminile e notturno a giocare un ruolo fondamentale nella nostra indagine.

A differenza di quanto avviene con la riflessione nello specchio (temporanea e peritura), l’avvento della fotografia consentirà invece di fissare un’immagine nel tempo e di renderla in qualche modo immortale. Ma dovremo aspettare il 1827.

Cenni Storici

I primi esperimenti sulle lenti da vista sono del 1262 ad opera di Roger Bacon (filosofo, teologo e scienziato inglese nato nel 1214). In questo periodo le lenti vengono considerate addirittura “eretiche” in quanto consentivano di vedere meglio con un mezzo non naturale, non voluto da Dio e in qualche modo arrogante: quasi un voler mangiare il frutto della conoscenza per “vedere oltre”.  E anche gli occhiali veri e propri, che nascono intorno al 1282, saranno ritenuti “demoniaci” o propri dei folli.

In epoca rinascimentale già Leonardo (1520 circa) descrive in modo particolareggiato i principi della camera oscura, ma la prima vera camera oscura dotata di messa a fuoco è del 1657, ad opera Kaspar Schott, che la realizzò molto prima che si trovassero i procedimenti chimici per fissare l’immagine: prima il nitrato e poi lo ioduro d’argento (riecco la Luna…).

Già nel 1600 i pittori, tra cui in particolare il fiammingo Vermeer (Sole Venere Saturno e Nettuno in Scorpione, Plutone congiunto a Giove in Toro[1]: valori che, come vedremo, sono peculiari nella storia e nei protagonisti della fotografia), utilizzavano regolarmente la camera oscura per ritrarre personaggi e paesaggi; l’immagine proiettata sulla tela veniva fissata dal colore.

Nel 1676 Johann Schulze crea il prototipo della reflex, inserendo uno specchio inclinato a 45° nella camera oscura di Schott (ancora lo specchio, ancora la Luna).

Nel 1801 Wollaston scopre l’effetto fotochimico del nitrato d’argento (di nuovo l’argento, di nuovo la Luna), che però non fissava completamente le immagini.

E’ invece Nicephore Nièpce, il padre riconosciuto e indiscusso della fotografia, che riesce ad ottenere la prima copia eliografica[2] su vetro di un’immagine (Pio VII), già nel lontano luglio 1822.

Ma nonostante lo storico francese Potonnié consideri questo come l’anno di nascita della fotografia, in realtà il primo esperimento veramente riuscito è della primavera/estate del 1827, con la storica foto intitolata “La tavola imbandita”.

Nel 1829 Jaques Daguerre, pittore e decoratore, incontra Niépce e in seguito inventa il “dagherrotipo”: un procedimento che consentiva la riduzione dei tempi di posa e l’ottenimento di un’immagine definitiva e non riproducibile, grazie ad un negativo su carta sensibilizzata con ioduro d’argento (la solita Luna!).

Il 19 agosto 1839 alle 11.00, Daguerre presenta la scoperta all’Accademia delle Scienze a Parigi.

Nel 1833, Antoine Florence conia il verbo “fotografare”: da photòs (luce) e gràphein (scrivere).

Nel 1861 nasce la fotografia a colori..

Sono del 1942 le prime pellicole Kodak all’infrarosso, e del 1963 le prime polaroid.

I Transiti Planetari delle tappe principali.

I transiti planetari raccontano le tappe fondamentali della nascita ed evoluzione della fotografia in modo molto “parlante”.

Tanto per cominciare nel 1262 (primi esperimenti sulle lenti ad opera di Roger Bacon), Plutone era in Sagittario (domicilio primario di Giove) e al trigono di Urano-tecnica nel pionieristico Ariete, Giove era in Scorpione (manipolazione dell’immagine, ma anche esperimenti eversivi–Scorpione relativi alla vista-Giove).

Interessante lo scambio tra Giove in un Segno plutonico, e Plutone in un Segno gioviano, entrambi nelle sedi della loro caduta.

I transiti del 1282 relativi ai primi esperimenti sugli occhiali emblematicamente ci mostrano il Segno del Toro completamente beneficato: Plutone e Saturno in Capricorno, Nettuno in Vergine, Urano in Cancro e Giove in Bilancia.

Anche nel 1657 (nascita della prima camera oscura dotata di messa a fuoco), il Segno del Toro-vista riceve solo aspetti positivi, ma anche quello dello Scorpione (oscurità): Nettuno e Urano in Capricorno, Saturno in Vergine, Giove-vista e Plutone-manipolazione congiunti in Gemelli, l’uno in esilio e l’altro in esaltazione.

Come vedremo più volte in seguito, i rapporti Giove/Plutone giocano un ruolo fondamentale nella storia della fotografia e nei Temi natali dei 105 fotografi celebri che abbiamo analizzato.

Per esempio, nel Tema Natale di Niépce, nato in Francia il 7 marzo 1765, Plutone in Capricorno si oppone a Giove in Cancro e forma trigono con Marte (l’aspetto Plutone/Marte è in assoluto il più frequente nei Temi analizzati, ben 47 volte su 105), Saturno e Marte sono in Toro, il Sole è in Pesci (il Segno a cui come vedremo appartiene il maggior numero dei fotografi analizzati), Venere e Mercurio sono in Acquario (come per la maggior parte dei fotografi del nostro campione): è sconvolgente come ancora una volta il Tema Natale del pioniere di un fenomeno contenga le peculiarità astrologiche che si ritroveranno anche a distanza di secoli nei Temi di nascita di coloro che seguiranno le sue orme.

Anche nei transiti che accompagnano la prima copia eliografica ottenuta da Niépce, non solo il Toro riceve unicamente aspetti positivi[3], ma ancora una volta Giove è in rapporto con Plutone (sestile), e Plutone con Marte (opposizione), a segnalare come questi aspetti siano in assoluto tra i più qualificanti.

Infatti anche nel Tema della prima fotografia veramente riuscita realizzata da Niépce nella primavera del 1827 (“La tavola imbandita”), il Toro è completamente beneficato da Nettuno e Urano in Capricorno, da Saturno in Cancro, mentre Plutone in Ariete oppone Giove in Bilancia (il rapporto Plutone/Giove ricorre ancora una volta!).

L’opposizione Giove/Plutone, sempre tra Bilancia e Ariete, ritornerà anche 12 anni dopo nel Tema Natale dell’annuncio da parte di Daguerre della sua scoperta (il dagherrotipo): correva l’anno 1839, per l’esattezza il 7 di gennaio.

E nell’agosto dello stesso anno, al momento del brevetto, si riproporrà il solito rapporto tra Marte (Bilancia) e Plutone (Ariete), in questo caso un’opposizione.

E’ interessante che Daguerre sia proprio uno Scorpione (Segno di Marte e Plutone, cosignificante della Casa VIII-camera oscura), con Mercurio e Venere nel gioviano Sagittario.

Risale invece al 15 maggio 1861 il primo esperimento riuscito di foto a colori: in questa data ben quattro pianeti sono in Toro (Sole Mercurio Venere e Plutone) e Giove è completamente leso in Leone, ad evidenziare un “eccesso” di spettacolarizzazione (appunto il colore). Urano in Gemelli, nel segno della sua esaltazione in trasparenza, parla proprio di una innovazione tecnologica “alla moda”, posizione che non a caso ritroveremo 81 anni dopo (1942) quando compaiono le prime pellicole kodak all’infrarosso.

Ed è ancora con Urano in Gemelli (1948) che nasce ad opera di Edwin Land la “polaroid”, foto a sviluppo istantaneo, che sarà immessa sul mercato nel 1963, guarda caso con Urano in Vergine, il Segno della riproduzione seriale.

Riepilogando, gli aspetti planetari ricorrenti in queste date topiche sono: rapporti Giove/Plutone e Marte/Plutone, Toro beneficato, Scorpione sollecitato, Saturno sempre positivo (o al limite neutro) rispetto al Toro, e Urano in buon rapporto con Nettuno.

Ma anche frequenti valori Capricorno: Niépce nasce con Plutone in Capricorno (guarda caso trigono a Marte in Toro), la prima copia eliografica (1822) vede la congiunzione Urano e Nettuno in Capricorno (al trigono di Saturno in Toro), e anche la prima foto della storia (1827) vede la luce con la congiunzione Urano e Nettuno nel decimo Segno, e così pure il  7  gennaio del 1839 (annuncio della scoperta del dagherrotipo) avviene con Sole Mercurio e Venere in Capricorno.

Cosa può indicare quest’insistenza Capricorno? Abbiamo ipotizzato che dipenda dal fatto che è l’unico Segno in cui la trasparenza di Giove-vista può associarsi a Urano-tecnica, a Saturno-durata nel tempo, e a Marte – obiettivo fallico che penetra la realtà.

Ma quali sono i fili astrologici che legano i transiti della nascita della fotografia al campione della nostra ricerca? 

Prima di tutto la ricorrenza dei rapporti (positivi e negativi) tra Urano e Nettuno, che ricostruiscono il Segno dell’Acquario (l’unico in cui si trovano insieme): la creatività (Nettuno) della fotografia sembra quindi appartenere più alla regione della tecnica e dell’avanguardia (Urano dell’Acquario) che non a quella dell’acquatica fantasia pescina o dell’infuocata avventurosità sagittariana.

Un altro dato astrologico che ricorre è il gran numero di rapporti Plutone/Marte e Plutone/Giove. (gli aspetti più frequenti in assoluto), così come il notevole rilievo dei valori scorpionici.

La nostra indagine.

Abbiamo analizzato 105 Temi Natali domificati di fotografi celebri o famosi di entrambi i sessi (79 uomini e 26 donne) e di varie nazionalità, nati nell’arco di 160 anni, tra il 1820 e il 1980.

Tra i più importanti ricordiamo per brevità solo: Nadar, Newton, Arbus, Modotti, Beaton, Fontana, Doisneau, Toscani, Mapplethorpe, Cresci, Reifensthal, Cartier-Bresson, Amstrong, Mulas, Di Sessa, Ritts, Berengo-Gardin.

I primi dati emersi ci sono sembrati emblematici e per certi versi anche ovvi: il Sole per lo più nel creativo e gioviano Segno dei Pesci (16 volte su 105), e Giove (vista e immagine) più spesso in Casa I-Io (15/105), con il Sole che forma proprio con Giove non solo il suo picco di rapporti (36), ma anche il suo maggior numero di aspetti positivi (24).

A questo punto ci aspettavamo di trovare tutta una serie di valenze riconducibili al Toro, alla Casa II e a Giove, in quanto significatori della vista e dell’immagine. Ma così non è stato.

Infatti, nonostante tali valori abbiano avuto un peso determinante nelle tappe iniziali della storia della fotografia, nel nostro campione sembrano invece soppiantati da forti incidenze plutoniche e lunari.

Il perché di questa latitanza dei valori taurini ci è stato evidente solo alla fine della nostra ricerca: alle sue origini la fotografia si proponeva di riuscire nell’ardua impresa di riprodurre il più fedelmente possibile ciò che l’occhio vedeva; invece, man mano che la tecnica si è andata affinando, l’obiettivo (termine quanto mai calzante!) si è spostato progressivamente dalla riproduzione fedele dell’immagine (Casa II, Giove, Toro), alla sua interpretazione soggettiva, al suo valore di racconto e di memoria, di significante, di simbolo e di manipolazione.

Come suggerisce Roland Barthes, le funzioni della fotografia sono “… informare, rappresentare, sorprendere, far significare, allettare”.[4]

E tutte queste caratteristiche sono riconducibili a Plutone (rappresentazione, maschera, finzione, manipolazione) e alla Luna (memoria, racconto, sogno).

Ma analizziamo più da vicino il ruolo di Luna e Plutone nella nostra ricerca.

L’argento, lo specchio, la Luna.

La Luna come ricordo, memoria e racconto gioca evidentemente un ruolo fondamentale nella fotografia che serve appunto per fissare un’immagine nel tempo (ritratti, foto-ricordo), ma anche per raccontare un avvenimento (reportage), o descrivere un prodotto (pubblicità).

Sempre più nel corso del tempo la fotografia si è posta non come descrizione, ma come interpretazione della realtà. Forse non è un caso che la teoria dell’interpretazione dei sogni di Freud nasca nello stesso periodo storico in cui si sviluppa la fotografia: l’analisi di un sogno notturno (Luna) altro non è che l’interpretazione dei fotogrammi onirici (Luna). Ma a differenza dei sogni le foto mantengono un collegamento imprescindibile con la realtà, anzi è la realtà stessa (e solo lei) a originarle. E’ questa la ragione per cui la Luna nella nostra indagine (benché spesso si rapporti a Nettuno) non è quella nettuniana (è poco in Pesci, quasi mai in XII Casa), non è fuga nella fantasia, ma semmai rappresentazione, messa in scena della realtà. La fotografia non è la pittura che ricrea e inventa la realtà. E non è nemmeno il cinema (che pure nasce nello stesso periodo e partendo dagli stessi presupposti fisici). Ancora Barthes: “… nella Foto, qualcosa si è posto dinanzi al piccolo foro e vi è rimasto per sempre; nel cinema, invece, qualcosa è passato davanti a quello stesso piccolo foro: la posa viene travolta e negata dal continuo susseguirsi delle immagini”.

La foto, più del cinema serve alla Storia, in quanto è un certificato di presenza e di realtà: non dice per forza ciò che non è più, ma soltanto e sicuramente ciò che è stato. “Il passato è ormai sicuro quanto il presente, ciò che vediamo sulla carta è sicuro quanto ciò che tocchiamo. E’ l’avvento della fotografia, e non come è stato detto quello del cinema, che divide la storia del mondo[5], e noi aggiungiamo, che la divide tra ciò che è presente e ciò che è sicuramente passato. La foto è immobilizzazione del tempo, ed è senza avvenire né divenire.

Abbiamo parlato di rappresentazione e messa in scena: valori decisamente plutonici. E in effetti Luna e Plutone hanno molti punti in comune: nascita e morte (Luna), morte e resurrezione (Plutone), notte, oscurità, mistero e doppiezza come rifiuto dell’unicità (entrambi), fecondità femminile (Luna) e maschile (Plutone), eversione (Plutone), inversione (Luna: il mancinismo è un fenomeno conseguente alla predominanza della parte sinistra del corpo governata dal luminare notturno)[6]. E inoltre: l’immagine nello specchio (oggetto lunare)[7] è invertita, la destra diventa la sinistra, così come nella camera oscura (Plutone) l’immagine è capovolta.  Il dagherrotipo ha bisogno dello ioduro d’argento (Luna) per fissare l’immagine, così come la camera oscura (Plutone) necessita di uno specchio (Luna) per riflettere l’immagine.

Ed è lo specchio (Luna) a separare la realtà dal suo doppio (Plutone), come succede all’Alice di Carroll: “…Facciamo finta che il vetro sia diventato morbido come nebbia, e che possiamo passare dall’altra parte. Ecco, guarda: sta diventando una specie di brina, proprio in questo momento, te lo dico io! … Il vetro cominciava a sciogliersi e a svanire, proprio come una luminosa nebbiolina d’argento. Dopo un altro momento Alice era dall’altra parte del vetro; con un salto leggero atterrò nella stanza dello Specchio”[8].

Non appare strano alla luce di queste riflessioni che per secoli il mancinismo sia stato violentemente represso in quanto considerato come una forma di “deviazione diabolica”, così come accadeva agli occhiali nel Medioevo. Anche le prime lenti e occhiali nel Medioevo venivano considerati eretici,

La fotografia è un atto eversivo e faustiano: coglie l’essenza di oggetti, paesaggi e persone e li imbalsama (Plutone) rendendoli immortali. Non a caso è rifiutata dall’islamismo: la foto ti “ruba” l’anima.

E quest’atto eversivo ha bisogno dell’azione sinergica di Luna e Plutone: la Luna è lo specchio che riflette l’istante presente, deperibile e perituro, se non viene imbalsamato per sempre dall’azione di Plutone-camera oscura[9].

A conferma di tutto ciò, nei 105 Temi Natali analizzati Luna e Plutone sono proprio i due Pianeti che formano in assoluto il maggior numero di aspetti: 349 (Luna) e 328 (Plutone), contro il minimo di 242 di Venere.  E sono anche i due Pianeti che formano il maggior numero di aspetti positivi.

Ed è proprio la Casa III (quella dell’esaltazione di Plutone) ad ospitare il maggior numero di Lune (18/105, contro le 3 della Casa XII, a ribadire la latitanza dei valori pescini).

La Luna in III Casa equivale a comunicare (Casa III) con la memoria e con le emozioni (Luna), teatralizzare (Plutone) i ricordi (Luna) ma anche comunicare i messaggi pubblicitari-Casa III da imprimere nella memoria-Luna.

La Casa III contiene Mercurio-comunicazione, Plutone-teatralizzazione e manipolazione (anche pubblicitaria), la trasparenza di Urano-tecnica innovativa, ma anche Y-Eolo riproduzione seriale e fissazione dell’immagine nel tempo.

Ed è quella gemellare l’unica sede di Y.Eolo confacente alla natura lunare: in Vergine c’è la caduta del luminare femminile, in Ariete e Leone[10]la Luna verrebbe ad essere “bruciata” dal luminare maschile.

A proposito della funzione ipsilonica e seriale della fotografia, Barthes sottolinea: “Ciò che la fotografia riproduce all’infinito ha avuto luogo solo una volta: essa ripete meccanicamente ciò che non potrà mai ripetersi esistenzialmente. Essa è il particolare assoluto, l’immobilità viva”.[11]

Ma la Casa III nel suo significato di circostante e contingente, nel suo valore gemellare di cogliere gli stimoli immediati della realtà, esprime anche un’altra importante caratteristica del mestiere di fotografo. Per dirla con Barthes: “La veggenza del fotografo non consiste tanto nel “vedere”, quanto piuttosto nel trovarsi là”.[12] Quale migliore descrizione della capacità di intuire (Luna) il posto giusto al momento giusto (Casa III)..?

E inoltre, la III Casa sceglie di piazzarsi più frequentemente proprio nel lunare Cancro, mentre il Cancro stesso predilige la gioviana Casa IX: viaggio nella memoria, memoria visiva, ma anche narrare (Cancro-Luna) con mezzi gioviani (IX-Sagittario).

Il Segno in cui più di frequente troviamo la Luna è la Bilancia (Luna come specchio degli altri-Bilancia, come sensibilità/ricettività all’altro da sé): ancora 18/105, contro un minimo di 3 proprio nell’opposto Ariete.

A conferma della sua funzione empatica nei confronti dell’alterità, la Luna è anche il Pianeta più spesso congiunto al Discendente (14 volte/105).

Se ci riflettiamo, è proprio la Bilancia l’unico Segno in cui la Luna può trovarsi in compagnia di Venere (ciò che ci piace, ciò che amiamo), di Saturno (strutturazione, consolidamento dell’immagine), di Nettuno in trasparenza (magia e poesia della foto artistica), e  di X-Proserpina, il Pianeta della Luce.

E’ attraverso la luce, infatti, che il fotografo percepisce e descrive la realtà. Come suggerisce Barthes: “Una specie di cordone ombelicale collega il corpo della cosa fotografata al mio sguardo: benché impalpabile, la luce è qui effettivamente un nucleo carnale, una pelle che io condivido con colui che è stato fotografato”.[13]

Traducendo in termini astrologici: il cordone ombelicale è la Luna, il corpo è Y-Eolo, la luce è X-Proserpina, la pelle è Venere, come sappiamo.

André Kertész, celebre fotografo ungherese vissuto tra il 1912 e il 1985, concepì la fotografia proprio come la possibilità di fissare i ricordi con la luce, tanto che dichiarò: “La fotografia è il mio diario con la luce”.[14]

Ed è proprio nei Segni di X-luce (Toro, Sagittario, Bilancia e Leone) che la Luna ha complessivamente il suo massimo di presenze (41/105), contro il minimo di presenze (solo 25) curiosamente nei Segni di Giove-vista (Sagittario, Pesci, Capricorno e Toro).

Ma ciò è perfettamente in linea con quello che dicevamo prima rispetto alla latitanza dei valori Toro-Casa II-vista, e cioè il rinnegare un’immagine tradizionale. Il fotografo non “vede” ma guarda, interpreta e porta fuori da sé.

A chi gli diceva che la condizione preliminare dell’immagine è la vista, Kafka rispondeva che invece: “Si fotografano delle cose per allontanarle dalla propria mente. Le mie storie sono un modo per chiudere gli occhi”. [15]

E veniamo agli aspetti.

Il Pianeta con cui la Luna forma il maggior numero di aspetti positivi è Venere (27, contro i 9 che forma con Urano).

Da un lato questo conferma la sua predilezione per la Bilancia, dall’altro collega la volontà di fissare attraverso la fotografia la memoria di ciò che amiamo, di ciò che ci piace. “Il corpo amato è immortalato dalla mediazione di un metallo prezioso: l’argento”[16], dove naturalmente il corpo amato è Venere, e l’argento è la Luna.

I rapporti Luna/Venere sono anche un indice di sensibilità estetica, di creatività artistica e di pietas nei confronti dell’altro (Venere/Bilancia/Casa VII): si pensi per esempio allo sguardo del fotografo sulle scene di guerra e di dolore[17]

Ma il rapporto Luna/Venere è anche il narcisistico (Venere) specchiarsi (Luna), nella propria immagine fotografata, che resterà bella per sempre: in questo senso la fotografia ha la funzione  esattamente opposta a quella del ritratto di Dorian Gray.[18]

Dicevamo prima che la Luna forma invece il suo minimo di aspetti (solo 9/105) con Urano, il Pianeta che per eccellenza rompe i ponti col passato, ad evidenziare ancora una volta che il ruolo della fotografia è proprio quello di “eternizzare” l’attimo fuggente per renderlo fruibile anche a distanza di secoli.

In questo processo la Luna (memoria) non può non avvalersi dell’appoggio di Saturno (consolidamento, durata, tempo che scorre): e infatti è proprio con il settimo Pianeta che la Luna forma in assoluto il suo maggior numero di aspetti (38, di cui 22 positivi). Ma i rapporti Luna/Saturno ci passano anche un’altra informazione: la necessità che il fotografo mantenga una percentuale di “distacco” dalla cosa fotografata.

La capacità di distaccarsi è propria dell’elemento Aria, e fin qui è una Luna d’Aria quella che abbiamo descritto (sceglie la Bilancia, Venere, Saturno e la Casa III), a denunciare lo sguardo distaccato del fotografo al momento dello scatto, un gesto necessariamente tecnico, intellettuale, poco emotivo.

L’oggetto viene fotografato e non toccato, c’è una distanza, c’è uno strumento tecnico che separa il fotografo dall’oggetto/soggetto ritratto.

Come sottolinea Barthes: “Per me, l’organo del fotografo non è l’occhio ma il dito: ciò che è legato allo scatto dell’obbiettivo, che spezza col suo breve schiocco il velo mortifero della Posa”.[19]

Ma la fotografia è anche Arte e trasfigurazione del ricordo, e deve dunque necessariamente possedere una valenza nettuniana: e infatti è proprio Nettuno il Pianeta con cui la Luna forma il suo maggior numero di aspetti subito dopo Saturno (36/105).

Ma non di un Nettuno pescino si tratta, tant’è vero che predilige 12 volte/105 l’acquariana e aerea Casa XI, ed è proprio con Urano che forma il suo maggior di aspetti.

E’ vero che gli aspetti tra Nettuno e Urano sono generazionali, ma è interessante (e certo non casuale) che benché si siano formati solo 8 volte tra il 1820 e il 1980, proprio in quegli anni siano nati così tanti professionisti della fotografia: è anzi proprio il rapporto Nettuno/Urano (come abbiamo visto nei paragrafi precedenti) uno degli aspetti ricorrenti nelle tappe fondamentali della nascita della tecnica fotografica stessa. 

E, fatto rilevante, il pur raro trigono Nettuno/Urano[20] ricorre ben 24 volte nei 105 Temi esaminati, ed è in assoluto l’aspetto più frequente.

Dunque Nettuno tende a ricostruire l’Acquario, alleandosi ad Urano, e a negare alcune sue valenze pescine rifiutando il rapporto con Giove (tant’è che su 105 Temi che coprono 160 anni, Giove e Nettuno si congiungono solo una volta!).

A riprova di ciò, è proprio nel Segno dei Pesci che si registra il minor numero in assoluto di presenze planetarie: solo 54 (contro le 90 della aerea Bilancia).

L’elemento Aria sembra dunque predominare: è quello che raggruppa il maggior numero di presenze planetarie (244)[21], a scapito dell’elemento Terra (193); ed è in Bilancia che ritroviamo in assoluto il maggior numero di Pianeti (90/105) e di Lune (18/105), e la Luna sceglie di collocarsi più spesso nell’aerea Casa III (18/105), come abbiamo già visto.

La Casa III è anche quella che ospita il maggior numero di Pianeti (107, contro i 63 della “terrestre” Casa VI).

Anche Venere predilige la Casa III (15),  e Marte la Casa XI (14). E inoltre sia Mercurio che Venere registrano il loro picco di presenze proprio in Acquario (17 per Mercurio e 18 per Venere), esattamente come accadeva nel Tema Natale di Niépce, il padre della fotografia.

Su cosa pone l’accento può quest’insistenza sull’Acquario e sui valori Aria? Sul rapporto col sociale, col circostante e in ultima analisi con l’altro.

A proposito del ritratto fotografico, Herbert List dichiara: “Premessa fondamentale è che il fotografo si immedesimi nella personalità di chi deve rappresentare. Potrà difficilmente creare un’immagine veritiera di un individuo con il quale non abbia stabilito alcun rapporto”.[22]

L’elemento Aria comporta un processo di rappresentazione e trasfigurazione della realtà di tipo più intellettuale che emotivo: i dati devono essere recepiti in modo lucido per poter poi essere oggettivati nella foto.

Dopo la fase di identificazione di cui parla List, nell’istante che precede lo scatto c’è un necessario distacco tra il fotografo e l’oggetto fotografato, che è il distacco “tecnico” dell’inquadratura, dei tempi di posa, del diaframma (mai termine fu più appropriato!).

Il fotografo di guerra deve necessariamente staccarsi sul piano emotivo dalla scena (e dall’orrore) che sta ritraendo: al suo occhio (Giove) si sostitusce quello della macchina.

Ancora List: “Di uno stesso oggetto si può mostrare un’aspetto realisticamente oggettivo, uno romantico oppure uno drammatico. Ma se ne può travestire il significato originario rappresentandolo sotto forma astratta, destando nuove associazioni e sentimenti. … Attraverso queste peculiarità, l’obiettivo si allontana dalla facoltà percettiva dei nostri occhi”.

E quest’occhio che spia, rappresenta, traveste e talora deforma (spesso letteralmente, con l’uso di lenti e artifici specifici) non è Giove-vista, bensì Plutone-camera oscura.

Per dirla con Barthes: “La fotografia è la visione limitata dal buco della serratura della camera oscura”.[23]

L’oscurità, la maschera, Plutone.

Solo alle sue origini la fotografia ha valenze taurine (tant’è che nei transiti delle tappe fondamentali il Toro è sempre ultra-beneficato): la sua funzione era a quei tempi proprio quella di riprodurre il più fedelmente possibile i dati visivi (Giove) della realtà. Ma una volta che la tecnica ha reso possibile e data per scontata questa riproduzione fedele, la fotografia ha potuto cominciare a diventare anche Arte, interpretazione, rappresentazione e falsificazione.

Ma di un’Arte plutonica si tratta, e non nettuniana: non è fuga nella fantasia nè invenzione pura (come la letteratura, la poesia, la pittura, la musica e per certi versi anche il cinema).

E’ Plutonica perché non trascende ma indaga la realtà, la manipola, la traveste, la “teatralizza”. ”Non è attraverso la pittura che la fotografia perviene all’arte, bensì attraverso il teatro. … Daguerre, quando s’impadronì dell’invenzione di Niépce, gestiva un teatro di panorami animati da movimenti e giochi di luce. … La fotografia può significare solo assumendo una maschera. La maschera è il senso, come lo era nel teatro antico”.[24]

A riprova che ci troviamo al cospetto di un “vedere” plutonico, Giove-vista ha il suo massimo di presenze proprio in Scorpione (13/105, contro le 4 nell’opposto Toro, per paradossale che possa apparire..!).

La Casa II-vista e immagine predilige proprio il Segno dello Scorpione (seguito non a caso dal plutonico Segno dei Gemelli), il che logicamente comporta che la Casa VIII-manipolazione, oscurità, camera oscura, venga a cadere più spesso nell’opposto Toro (naturalmente seguito dal Segno del Sagittario).

Plutone stesso ha il suo massimo di presenze proprio nella gioviana Casa IX (16/105, contro le 2 in Casa IV).

Dunque Plutone sceglie le sedi di Giove/vista e X-Proserpina/luce: Plutone è la camera oscura che cattura e manipola la luce.

Ed è proprio lo Scorpione il Segno che più spesso troviamo in Casa I, così come la VII si colloca più di frequente in Toro.

C’è dunque nella fotografia una sinergia ma anche uno scarto tra occhio umano/Giove e occhio meccanico/Plutone.

Si pensi per esempio a “Blow-up” di Michelangelo Antonioni (1966): il protagonista è un fotografo che s’illude di avere il controllo sulla realtà attraverso la macchina. Addirittura pensa di aver sventato un omicidio, salvo poi rendersi conto della verità sviluppando i negativi.

Come rileva Raina:“Lo sviluppo, ma soprattutto l’ingrandimento (il blow-up, appunto) gli rivelano una realtà ben diversa dall’apparenza. Occhio umano e occhio meccanico hanno registrato due visioni differenti”.[25]

La pretesa di un realismo assoluto (Giove-vista, inteso come fedele riproduzione della realtà) è in qualche modo folle.

E infatti, come si interroga Barthes: “Pazza o savia? La fotografia può essere l’una o l’altra cosa: è savia se il suo realismo resta relativo, è pazza se questo realismo è assoluto”.[26] O, per dirla con Oscar Wilde:”La naturalezza non è che una posa”.

Ed è con Plutone che Giove forma il suo maggior numero di aspetti (40/105, contro i 22 con Nettuno), e in assoluto il maggior numero di aspetti positivi (25).

I rapporti Giove/Plutone ci dicono anche che il fotografo deve avere da un lato la capacità di “prevedere” (Plutone) il modo in cui l’immagine (Giove) si fisserà sulla pellicola, e dall’altro quella di riuscire a vedere (Giove) nel buio (Plutone) della camera oscura.

Plutone forma il suo maggior numero di aspetti con Giove (40), ma soprattutto con Marte (47). E questi rapporti Plutone/Marte sono emblematici di uno strumento d’indagine (Plutone) di tipo intrusivo e fallico (Marte).

Si pensi al teleobiettivo, ma anche al flash che abbaglia, colpisce e in qualche modo violenta. Si pensi ad espressioni come “offrirsi all’obiettivo” (quasi a rendersi disponibili ad una forma di penetrazione).

Spesso l’obiettivo ha proprio la funzione di “penetrare” (Marte) e svelare (Plutone) situazioni intime, segrete o non immediatamente percepibili.

Questa sembra proprio la riproposizione della dialettico tra Toro/Scorpione, tra Venere-X da un lato e Marte-Plutone dall’altro, tra Casa II e Casa VIII.

E’ vero che l’intera successione delle tappe storiche della fotografia e la sua stessa nascita nel 1827 sono di stampo taurino, ma il suo sviluppo sarà poi marcatamente scorpionico.

Tanto per fare un esempio, lo sviluppo dei negativi avviene sempre al buio totale (Casa VIII), e Il negativo stesso, nero e indecifrabile, è assimilabile al seme plutonico che potrà “nascere” diventando una fotografia riuscita, o morire ed essere buttato via.

La stampa dei negativi sviluppati, inoltre, si avvale della fioca luce rossastra della lampadina di sicurezza, a rischiarare il buio della camera oscura: come non pensare al “Sole nero” esaltato in trasparenza nello Scorpione-Casa VIII? La luce solare brucia la pellicola, ci vuole un altro tipo di luce, non il Sole A ma il Sole B (ecco perché abbiamo riscontrato pochi valori Leone e Ariete, Segni in cui invece troviamo il domicilio e l’esaltazione del Sole A).

Ed è proprio in Scorpione che si colloca il maggior numero di Ascendenti (17/105, contro i 2 in Pesci), senza contare che lo stesso Plutone è il Pianeta più spesso congiunto al Mezzo Cielo (11 volte, contro le 2 di Mercurio), ed è anche quello più beneficato (in 40 Temi/105), di poco preceduto da Venere (42 volte).

In questo quadro non appare strano che Urano, il pianeta della tecnica e del lavoro, scelga di collocarsi più spesso proprio nella Casa VIII (13/105, contro le sole 2 presenze in Casa VI), a segnalare un’attività professionale e una tecnologia di tipo scorpionico.

A testimonianza dell’impronta plutonica e in qualche modo demoniaca della fotografia, tutt’oggi esistono popolazioni e religioni che la rifiutano, nella convinzione (o nel timore) che la foto abbia il potere di rubare l’anima.

Ma esiste davvero una questione “morale” rispetto all’immagine? Secondo Barthes: “La fotografia pone una questione etica: non perché l’immagine sia immorale, irreligiosa, o diabolica (come taluni hanno affermato al suo avvento), ma perché, se generalizzata, essa derealizza completamente il mondo umano dei conflitti e dei desideri, proprio mentre invece vuole illustrarlo.

Ciò che caratterizza le società cosiddette avanzate è che oggi tali società consumano immagini e non più credenza, come le società del passato; esse sono dunque più liberali, meno fanatiche, ma anche più false”.[27]

Conclusioni.

E adesso proviamo a riassumere gli elementi fondamentali emersi dalla nostra indagine sulla fotografia:

la Luna: nella sua funzione di “specchio” e di possibilità di attraversarlo per entrare in una realtà uguale e contraria (come accade all’Alice di Carrol), la Luna come ricordo e memoria, la Luna come significante della nascita dell’immagine che emerge dall’acquatica bacinella dello sviluppo, la Luna come ioduro d’argento per fissare le immagini fotografiche, e i suoi rapporti preferenziali con X-Proserpina-luce, con Y-Eolo-fissazione e riproduzione seriale dell’immagine, con Saturno-durata, con Venere-affettività e con Nettuno-creatività;

Plutone: nei suoi significati di oscurità e negatività (il buio della camera oscura necessario allo sviluppo dei negativi), ma anche come capacità di spiare, indagare, teatralizzare e manipolare la realtà e di darle una forma d’immortalità, e i suoi rapporti privilegiati con Giove-vista e con Marte-obiettivo fallico;

l’Elemento Aria: cioè la ricorrenza di valori riconducibili alla Bilancia, all’Acquario, alle Case III e XI, in quanto elemento significatore di empatia e distacco mentale rispetto al soggetto/oggetto fotografato.

Ma la fotografia è anche un’operazione magica e poetica (rapporti Luna/Nettuno) che vede la luce (rapporti Luna/X) nel buio della camera oscura (Plutone), come inconsapevolmente ma con straordinaria chiarezza ci racconta Herbert List parlando della sua esperienza di fotografo: “Chiunque abbia sensibilità per il trascendente converrà che la fotografia racchiude in sé una profonda magia. Dopo aver scattato la foto, ci si rinchiude nella camera oscura alla fioca luce della lampada rossa, … e alla fine, si rinnova sempre un nuovo stupore, una sempre nuova meraviglia al vedere i primi contorni emergere dalla bacinella di sviluppo, lentamente come da un velo per prendere finalmente corpo dell’immagine compiuta.

Ogni giorno viene prodotto un numero incalcolabile di fotografie, ma un’immagine che possa essere apprezzata come opera d’arte non è più frequente di una parola di poesia tra tutto quanto scritto”.[28]

Maggio ’05

Questa ricerca è stata presentata al Convegno di Vico Equense a giugno ’05 ed è stata pubblicata sulla rivista Ricerca ’90 diretta da Ciro Discepolo.

Bibliografia

– Roland Barthes, “La Camera Chiara” – Einaudi

– Herbert List. “I Grandi Fotografi” – Fabbri

– Hinson, Harder, Capa, “André Kertész – Motta

– Helmut Gernsheim, “Le origini della Fotografia” – Electa

– Helmut Gernsheim, “Storia della Fotografia” – Electa

– Lewis Carroll, “Alice attraverso lo Specchio” – Longanesi

– Lisa Morpurgo, tutte le opere

– Internet – vari siti

Fonti dati di nascita

– Archivio Bordoni

– Internet – vari siti

– I diretti interessati

Ringraziamenti

Mariano Brescia, Cosimo Laira, Gianni Leone, Monzino e Antonella Pierno.     

DATI  DI  12 TRA I FOTOGRAFI  PIU’ FAMOSI  PRESI  IN  ESAME :

Arbus Diane                         14.03.1923    h.12.15               New York (USA)  

Cartier-Bresson Henri          22.08.1908    h.15.00               Chanteloup (F)

Doisneau Robert                  14.04.1912     h.21.15               Gentilly (F)

Ionesco Irina                        3.09.1930       h.23.59               Paris (F)

Mapplethorpe Robert           4.11.1946       h.5.45                 New York

Modotti Tina                        17.08.1946     h.5.45                 Udine

Mulas Ugo                            28.08.1928    h.3.30                 Pozzolengo (BS)

Nadar                                    6.04.1820      h.4.00                 Paris

Newton Helmut                    31.10.1920    h.11.30               Schoneberg (D)

Ritts Herb                             13.08.1952    h.13.04               Santa Monica (USA)

Toscani Oliviero                   28.02.1942    h.11.45              Milano

Leni Reifensthal                    22.08.1902    h.8.20                Berlino (D)       

Tabella dei pianeti nei Segni e degli Ascendenti

(105 temi natali domificati)

 AriTorGemCanLeoVerBilScoSagCapAquPesTot
Sole777514999511616105
Luna36810119181169104105
Mercu8755912106127177105
Vene84111041412912Zero184105
Marte6812131296938910105
Giove11471012712138697105
Satur9912101169671394105
Asc7137688141797472105

Tot      59        58       69        69        81       74        90       80        62       61        85        54

tabella dei pianeti nelle Case

(105 temi natali domificati)

 IIIIIIIVVVIVIIVIIIIXXXIXIITot
Sole166119688787108105
Luna76181010461171178105
Mer13116119787311108105
Vene8121575759101375105
Marte10458781078121410105
Giov159949710669812105
Satur767788107917127105
Ura107111062913127711105
Nett651010591010710129105
Pluto9612211312816979105
Totale101721017876638885861069487 

[1] Questa congiunzione è per inciso emblematica della sua prolificità artistica e biologica: ben 10 figli, e moltissime opere.

[2] L’eliografia è il primo procedimento fotografico che consentiva di fissare l’immagine più a lungo sfruttando le proprietà fotosensibili del bitume di Giudea che diventa insolubile con l’olio di lavanda. Il procedimento verrà poi soppiantato dalla dagherrotipia.

[3] Plutone in Ariete, Nettuno e Urano in Capricorno, Saturno e Giove in Toro, Marte alla fine della Vergine, Venere in Toro, Mercurio e Sole in Cancro.

[4] R.Barthes, “La Camera Chiara” – Einaudi ’80.

[5] Ibidem.

[6] La Luna corrisponde all’emisfero destro del cervello, quello dell’emotività, dell’intuito e della creatività, il quale governa la parte sinistra del corpo. Mentre il Sole governa la parte destra, quella associata alla razionalità. Nei mancini predomina la sensibilità lunare.

[7] Ricordiamo che lo specchio si ottiene verniciando una lastra di vetro con amalgama di argento, il metallo lunare per eccellenza.

[8] Lewis Carroll, “Alice attraverso lo Specchio” – Longanesi – 1971

[9] Nella seconda metà dell’800, la Contessa di Castiglione, famosa per la sua bellezza e oggetto di celebri fotografie, vistasi sfiorire al sopraggiungere della vecchiaia, decise di velare tutti gli specchi della casa.

[10] Y-Eolo ha il suo domicilio primario in Vergine, domicilio base in Gemelli, esaltazione in Leone, ed esaltazione in trasparenza in Ariete. (cfr. le opere di Lisa Morpurgo).

[11] Barthes – op.cit.  E sorprendente come il grande semiologo francese inconsapevolmente stia parlando dei significati di Y-Eolo (fissare e riprodurre), di Urano (ripetere meccanicamente e non esistenzialmente), e di Mercurio (il particolare assoluto). Come sempre accade, i simboli e gli archetipi collettivi agiscono al di là della coscienza individuale.

[12] Ibidem.

[13] Ibidem.

[14] Hinson-Harden-Capa, “André Kertész” – Motta

[15] Barthes, op. cit.

[16] Ibidem.

[17] A riprova del suo forte legame con la Luna, Venere registra zero presenze su 105 Temi Natali nel Segno anti-lunare per eccellenza: il Capricorno.

[18] Ricordiamo che Oscar Wilde, autore de “Il ritratto di Dorian Gray” era per inciso un Bilancia.

[19] R.Barthes – opera citata.

[20] Ricordiamo che il trigono Urano/Nettuno si è formato soltanto due volte nell’arco di tempo considerato, e per l’esattezza: dal 1878 al 1884 tra Vergine e Toro, e poi dal 1940 al 1945 tra Toro e Vergine, e in seguito tra Gemelli e Bilancia.

[21] Nell’analisi dei Pianeti nei Segni ci riferiamo sempre a quelli dal Sole a Saturno. I Pianeti generazionali (Urano, Nettuno e Plutone) vengono presi in considerazione solo nell’analisi delle Case e nei rapporti con quelli personali.

[22] Herbert List è un celebre fotografo tedesco vissuto tra il 1903 e il 1975.

[23] R.Barthes – op, cit.

[24] Ibidem.

[25] Fabio Raina (fonti internet).

[26] R.Barthes – op, cit.

[27] R.Barthes – op. cit.

[28] H.List. op.cit.

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