(Per lei, ma vale anche per lui)

Tu abiti al 10° piano. Ma non hai la testa tra le nuvole, né i piedi staccati da terra. Guardi tutto dall’alto della mente e il mondo filtra nitido nella sua interezza attraverso sinapsi ben oliate che assai di rado s’inceppano.

Ragione: la tua dea, la tua compagna di banco dalle elementari. Sei tosta, concreta, responsabile, dignitosa, orgogliosa, talvolta spartana: sei Saturno, il pianeta della razionalità e dei tempi lunghi. Quello che raffredda gli istinti e non per rifiutarli ma per utilizzarli a suo vantaggio, quel “giardiniere” dello zodiaco che pota i rami deboli che impedirebbero alla pianta di crescere più alta, e poco importa se sul momento può sembrare meno bella: orpelli e smancerie li lasci a vanesi e inconcludenti.

La bellezza non è forma, ma essenza, solidità e durata. Quel che resta quando elimini il superfluo e riduci all’osso: l’unica parte del corpo umano che sopravvive alla morte (proprio la parte del corpo umano governata da Saturno).

Tu sei spina dorsale, forza di volontà, tenacia. Anche durezza quando serve. Non una madre morbida e permissiva (spesso neppure con te stessa), ma semmai un padre affidabile e severo. Ma sempre un padre-donna: quella che tiene davvero tutto sulle spalle, facendosi carico non solo di reggere ma anche di amare.

Il che non vuole affatto dire che tu sia grigia e seriosa, anzi: specie quando realizzi la tua (sacra) autonomia la tua è una femminilità frizzante, seduttiva, sicura, anche se è raro che tu ricorra a troppe tattiche o fronzoli.

La fatica non ti intimorisce e non ti spaventa il tempo, e neppure gli eventuali sobbalzi, né le battaglie perse. A differenza della tua cugina di primo grado, la guerriera arietina, non hai la fissa di averla vinta qui ed ora, pena il rischio di annullarti nella sconfitta. Tu abiti al 10° piano: guardi oltre, verso la vittoria finale. Tu vincerai la guerra, e non perderai energie e motivazione dietro a scaramucce intermedie.

Per la stessa ragione di rado sei competitiva o aggressiva in modo infantile: non solo possiedi un raro autocontrollo, ma soprattutto è al potere vero che miri, quello che non si gioca negli scontri muscolari. Quello che costruisce ripari a prova d’intemperie in cima a qualche vetta, dove l’unico pericolo possono essere le aquile, con le quali in genere firmi un accordo di non belligeranza.  Pedali, sudi, a tratti arranchi, ma sai che chi la dura la vince. Poi certo può capitare che t’infuri, se reiteratamente provocata, ma consideri la perdita di controllo come la più grande soddisfazione che tu possa dare all’avversario (partner compreso): una dichiarazione di debolezza, o – peggio – di paura. E tu non puoi concederti di aver paura: significherebbe ammettere che c’è un fantasma su cui non puoi accendere la luce della ragione. Qualcosa che ti sfugge, che non vedi, nonostante tu stia in cima a quel faro/monte/pinnacolo da cui controlli tutto.

L’amore e il sesso.

Ecco perché l’amore un po’ ti spaventa, e a volte fai la dura, l’ironica o la schiva con questa materia troppo fluida e sfuggente per i tuoi gusti. E’ un alfabeto diverso. Una grammatica fatta da eccezioni molto più che da regole. Un cavallo selvatico che le briglie della ragione non sempre governano, e più lo lanci al galoppo e più c’è il rischio che ti possa disarcionare.

Per molti l’amore è un volo o un tuffo: per te è caduta libera dal 10° piano senza paracadute né rete, un allarme che rompe la notte e il sonno mettendo in allerta l’intero vicinato, un impulso pericoloso che puoi approcciare solo mettendo un minimo di sordina al cuore (ammesso che sia lì che si annida quel maledetto..!).

Poi un bel giorno, malgrado ci fossi stata attenta, paf!, succede: ti stanchi di fare Raperonzolo, uccidi la strega cattiva delle tue (quasi invincibili) difese, scendi dalla torre e dici al principe in attesa “Ok, vediamo cosa sai fare”, tanto per darti un contegno.

Insomma decidi (e il verbo non è casuale) che sì, puoi innamorarti. Perché la stagione è adatta, il terreno solido, il cielo sgombro, la temperatura nelle medie stagionali, e lui è pure laureato, guadagna bene, ti ama, non dovrai guardarti le spalle. E i problemi, se ci sono, sai di poterli incasellare sotto la voce “risolvibili”. Salvo eccezioni non sei tipa da amori impossibili con uomini irraggiungibili: non chiedi bistecche al fioraio.

E lentamente quanto inesorabilmente sei fritta. Soprattutto se il rapporto funziona e dura. Perché i tempi lunghi e non le accelerazioni travolgenti finiscono con l’essere la tua dannazione: goccia a goccia i giorni condivisi scavano la roccia. I conti tornano. Ti fidi. Ci sei. Ti dai. Magari spesso senza tanti struggimenti e musiche di sottofondo. Però per sempre. Senza prometterlo né a te né a lui, perché è quel genere di promessa a cui la ragione metterebbe il veto. Ma quasi sempre davvero per sempre.

A differenza della tua dirimpettaia astrologica – la romantica cancerina maestra nel collezionare grandi amori eterni – tu se t’innamori fai sul serio.

E se finisce, è (quasi) sempre prima per lui. Anche quando sai che non è più storia, che meglio l’esilio o i lavori forzati che un altro mese con lui, anche quando non puoi che dire basta e lo dici, ti ci vuol tempo ad uscirne davvero. Una vita per entrarci, due per venirne fuori: così sei tu. Perché chiudere è difficile: è un’interruzione del tempo, una piccola morte, uno scarto del destino. Ma è difficile che ti metta ad ammorbare le amiche con le tue disgrazie amorose: il dolore si ricaccia in gola e si va avanti. A volte ti pietrifichi: malessere e fragilità non devono trapelare. Ti spezzi, ma non ti pieghi a te stessa. Ed è a quella parte di te tenera e scema che dici no quando chiudi, non a lui, che se ti ha deluso non conta neanche più. Ma deve compierne di acrobazie prima di caderti dal cuore.

Il sesso no, quello ti viene facile. All’energia che sprigionano le emozioni del corpo ti lasci andare senza problemi, non costituisce un pericolo: la governi, la usi come puro strumento di piacere. Non si direbbe a prima vista, ma sei passionale e intraprendente, spesso anche priva di veri tabù: talvolta con qualche piccola fissa tutta tua che in genere non crea grossi intralci. E il sesso riesci perfettamente a sganciarlo dal cuore per viverlo in perfetta, beata autonomia: come del resto (quasi) tutto nella tua vita.

(Dal libro “Va’ dove ti porta Venere” – Franca Mazzei – Sonzogno Editore – sul web e in e-book)

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